Dal festival di Torino un film in ricordo di Xavier Jugelé, il poliziotto trentasettettenne e attivista gay, ucciso durante un attacco rivendicato dall'ISIS a Parigi il 20 Aprile 2017. Pochi giorni dopo, il suo compagno, Etienne Cardiles, in un omaggio ufficiale che la nazione rende al caduto, pronuncia un discorso commovente quanto dignitoso, che fa il giro del mondo. Il film XAVIER del regista cagliaritano Giovanni Coda vuole essere un omaggio alla sua memoria.
Giovedì 20 aprile 2017, Parigi, Champs-Élysées. Xavier Jugelé – poliziotto trentasettenne, membro della Flag, l’associazione LGBT della gendarmeria francese – viene ucciso, unica vittima, da colpi di kalashnikov davanti a un istituto culturale turco, in un attacco rivendicato poi dall’ISIS. Pochi giorni dopo, il suo compagno, Etienne Cardiles, in un omaggio ufficiale che la nazione rende al caduto, pronuncia un discorso commovente quanto dignitoso, che fa il giro del mondo. È partito da quest’antefatto Giovanni Coda per Xavier, un cortometraggio umano e profondo, che sta conquistando consensi su consensi in numerosi festival esteri (cosa, peraltro, ormai usuale per i film del regista cagliaritano).
In 8 intensi minuti, Coda ricorda le ultime ore passate assieme da Xavier (Marco Casoli) ed Etienne (Thomas Grascoeur): l’emozione per un viaggio per cui sarebbero dovuti partire di lì a 48 ore, con i biglietti appena acquistati, e poi alcuni ricordi dei quattro anni passati assieme, di emozioni condivise, di progetti, di speranze, di sogni, di attese. Tutte cose ormai definitivamente infrante.
Ancora una volta, il regista cagliaritano propone il suo modo di filmare originale e pregnante, già apprezzato ne Il rosa nudo e Bullied to Death: un linguaggio cinematografico che chiama in causa la videoarte e che gioca in particolare sull’elegante, densa fotografia e sulla suggestione delle parole, calibrate e commoventi, dal sapore quasi ipnotico.
Una voce fuori campo, quella di Etienne, ricorda, in una sorta di lettera aperta, la personalità di Xavier, la forza del loro rapporto, lo strazio dopo la notizia della morte nonché il ricordo delle parole toccanti proferite nel 2015 dal francese Antoine Leiris, dopo aver perso la moglie nell’attentato del Bataclan. Proprio da quelle parole nasce il messaggio di Etienne che invita alla tolleranza, al dialogo, ad esaltare positivamente i valori della vita, scavalcando ogni pregiudizio (Coda ha parlato giustamente di “dolore resiliente”): “Non avrete il mio odio. L’odio, Xavier, non ti rappresenta e non corrisponde per nulla al sentimento che faceva battere il tuo cuore”.
Le immagini, benché scoordinate dal testo, sono capaci di metterne in luce l’intensità, si potrebbe dire il midollo, sia quando Xavier e Etienne vengono mostrati felici nella loro quotidianità sia quando Xavier è morto (in una postura che ricorda la “pietà”), mentre una pianta, le cui foglie si bruciano, ci ricorda quanto sia effimera la vita umana.
Una visione estremamente poetica, in cui il privato viene indissolubilmente fuso al pubblico, il microcosmo al macrocosmo, grazie al tema universale e assoluto dell’amore che è, a ben vedere, la base di ogni cosa.
Vincenzo Patanè su Cinemagay