Le Clan -MERCOLEDI' 7 Aprile 2010 al Romeo's ore 21

(film gay francese molto drammatico)Le clan: ovvero il racconto della storia attraverso il corpo. Quello di un gruppo di giovani maghrebini di una qualunque banlieue francese. Corpi esibiti, sfrontati, cesellati da ore di palestra. Nei primi venti minuti di film non c’è una sola inquadratura che si allontana dagli splendidi occhi di Jamel, dalle spalle maschili di Marc, dai muscoli scattanti e allenati dei compagni del ‘Clan’. In un tripudio della bellezza maschile, a tratti, volutamente manieristica. Le vite del ‘Clan’ sono vite vissute pericolosamente. “Storie di vita” per dirla con le parole di Pasolini. Quelle storia di periferia, solitudine, speranze e sogni disattesi di ragazzi che non riescono a trovare un lavoro che non li annienti.

Soli, senza un amore, incapaci di dare un senso al proprio vivere. Anche il sesso, come tutto, è consumato senza convinzione, fatto di gesti rabbiosi e veloci. Al centro tre fratelli: Marc, Christophe e Olivier. La morte improvvisa della madre trascina la famiglia nell’abisso. Piccoli furti, lo sballo, il carcere del più grande. La situazione degenera rapidamente. Il dolore trattenuto, imploso, l’incapacità di raccontare la sofferenza, da un lato favoriscono un legame intimo, profondo. Come nella scena della masturbazione, come momento di condivisione e di tenerezza. Ma vince la supremazia del conflitto. Fino alla citazione pasoliniana che fa timidamente capolino nella sequenza in cui i tre fratelli giacciono abbracciati, nudi, come dopo un amplesso, mentre lo sguardo del padre li osserva, incapace di parole. E poi la vita. Che non smette di scorrere. Allora ecco che il piccolo Olivier si innamora di un coetaneo bellissimo, maledetto, fragile. E la vera tragedia incombe. Come nella tradizione antica, inevitabile, predestinata. Un ritratto sincero e appassionato del sottoproletariato urbano. Onesto, crudo e mai banale. Bellezza, rabbia e disperazione. Dal giovane regista di A tout vitesse, sceneggiatore insieme a Téchiné dell’indimenticabile Ls roseax Sauvages.

8 DONNE E UN MISTERO Mercoledì 21 Aprile al Romeo's

Regia: Francois Ozon
Sceneggiatura: Francois Ozon, Marina De Van (tratto dal testo teatrale di Robert Thomas)
Attori: Catherine Denueve, Emmanuelle Beart
Produzione: Francia 2002
Durata: 103’Voto: 8+/10
“8 Donne e un mistero” è un film di Francois Ozon interpretato da Catherine Denueve e altre attrici francesi che sicuramente a qualcuno di voi diranno qualcosa, ma io sinceramente prima di questo film non le avevo mai incrociate; per la serie “ma chi ve l’ha data la patente?” (?!?) vorrei sottolineare ancora una volta il misfatto della differenza del titolo italiano, l’originale è “8 Femmes”, in Italia è stato aggiungo il “mistero” per poter raccattare qualche spettatore in più.

In controtendenza ai thriller moderni, dopo dieci minuti abbiamo già conosciuto sette donne e il mistero, dovremo aspettare solo altri cinque minuti per l’ottava donna, il cerchio è chiuso, i fili del telefono tagliati, la macchina sabotata, il cancello invalicabile, la porta della stanza del morto chiusa a chiave, rimane spazio solo alle indagini.
Eh già, perché le sette donne che popolano la casa sono presentate brevemente ma significativamente in pochissimi minuti, la padrona di casa è Gaby, cinquantenne benestante sostenuta dalle ricchezze del marito, si dedica a pellicce e cappotti leopardati, un po’ vamp un po’ padrona di casa autoritaria, sicuramente infelice; Gaby ospita gentilmente in casa sua sorella Augustine, una zitella quattrocchi che scarica la sua infelicità trattando male il prossimo e gongolandosi nella propria castità e fermezza, la loro madre, una vecchiettina perennemente sulla sedia per problemi motori dei quali non tralascia mai di lamentarsi, detiene un bel gruzzoletto in titoli.

Ad occuparsi della casa c’è una cameriera biondina molto cortese e sottomessa, non dice mai una parola di troppo, è contenuta nei modi e curata nell’aspetto, la donna numero cinque è Chanel (sono troppo simpatico, ho manipolato l’elenco per questa chicca), la matrona di casa, vive in un padiglione staccato dalla casa, è la stereotipata tata buona che ognuno si immagina, corporatura generosa e affetto straripante; le altre due “donne” di casa sono le figlie di Gaby, la maggiore, Suzon, è appena tornata da Londra felice di rivedere tutta la sua famiglia ma soprattutto il padre e la piccola peste Catherine è una ragazzina tutto pepe che, come direbbe il mago Forest, è senza peli sulla lingua.
Tra saluti e baci, le sette donne si ritrovano tutte nel salotto di casa, l’uomo di casa dorme ancora, ma quando Louise, la cameriera, sale le fatidiche scale per svegliare il padrone con una buona colazione lo trova accoltellato in un letto di sangue, le donne sono stravolte. La piccola Catherine prende in mano la situazione, chiude a chiave la porta per lasciare le prove alla polizia, perché l’assassina è senza dubbio una di loro.

A questo punto entra in scena l’ottava donna, Pierrette, la sorella di Marcel, l’uomo di casa, misteriosamente avvisata dell’omicidio da una telefonata anonima, così le otto donne sono rinchiuse nella casa (no, non la caaaaaaasa), tutti i collegamenti con la città sono tagliati, telefono auto e vie d’uscita sono precluse, non resta altro che attendere in casa, unica regola: nessuno deve lasciare la casa.

A questo punto inizia la vera e propria pellicola, cominciano le indagini, condotte principalmente dalle due ragazze, come da manuale si ascolta la versione di ognuna sulla notte passata, ognuna dirà la sua, contraddicendo un’altra e accusandone un’altra ancora, le otto donne sono davvero una contro l’altra, non ci sono alleanze, saltano fuori misteri insospettabili, altarini sorprendenti, tresche fra le frasche e bische, nessuno è quello che sembra, nessuno fa quello che dice, nessuno dice quello che fa, un intrigo davvero affascinante.
Le donne si esibiscono a turno in strani pezzi da musical in cui cantano i loro segreti e la loro infelicità, questo, nonostante le tante critiche, a mio parere rappresenta in modo perfetto l’impronta farsesca che Ozon ha dato a questa pellicola; lo scherzare con lo spettatore, il dare un indizio per poi rivelare qualcosa di contraddittorio, il confonderlo fino a farlo dubitare di tutto, la bottigliata in testa alla nonna e la sua reclusione nel ripostiglio per la siesta, insomma Ozon dialoga davvero molto bene con lo spettatore usando sapientemente la camera e dosando perfettamente la sceneggiatura.

Il setting del film è l’interno della casa, la maggior parte della vicenda si svolge al pian terreno, nel salotto, anche se bisogna sottolineare l’importanza simbolica della scala e la lieve presenza degli esterni, non a caso l’unico esterno mostrato veramente è quando una protagonista risolve il caso salvo poi essere zittita da una pistola; insomma la stessa trama avremmo potuto benissimo vederla rappresentata a teatro e infatti il film è basato sull’omonima opera teatrale di Robert Thomas, che è stato trasformato in una la sceneggiatura con dialoghi serrati ed evidenza dedicata ai primi piani, ai visi delle interpreti e alle loro veroniche facciali.
Torniamo alle attrici, dalla prima all’ultima meravigliosamente nella parte e bravissime a sostenere gli indiscreti primi piani di Ozon, ottime nell’insinuare anche con la recitazione il dubbio della colpevolezza, in rigoroso ordine di bravura, anche se questa è un’operazione difficile troviamo all’ottavo posto Firmine Richard nei panni della tata Chanel; al settimo la nonna interpretata da Danielle Darrieux, poi Catherine Deneuve nel ruolo di Gaby; al quinto posto Funny Ardant nei panni di Pierrette e poi Emanuelle Beart nei panni della bella Louise; al gradino più basso del podio metterei Virginie Ledoyen che interpreta Suzon, medaglia d’argento per la giovanissima Ludivine Sagnier nei panni di Catherine e primo posto senza possibilità di appello Isabelle Huppert nel ruolo di Augustine, una trasformista che interpreta egregiamente entrambe le facce della zia zitella.

Sul passato di Francois Ozon non posso esprimermi non avendo sperimentato direttamente gli altri suoi tre quattro lavori precedenti, ma “Swimming Pool” mi pare uno dei troppi flop-thriller moderni, quindi credo che aspetterò la sua prossima fatica per rivederlo ed esprimermi, nel frattempo gli faccio i complimenti per questa pellicola.
In conclusione mi sento di consigliare veramente a tutti questa pellicola, di solito chi mette troppa carne al fuoco finisce per farla bruciare tutta, invece credo che il mix di giallo, musical e commedia di questo film sia davvero ben riuscito.

Adriano Lo Porto, Aprile 2004

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Shelter - 21 Marzo 2010 ore 21 al Romeo's


Terminate le superiori da un anno, Zach si trova ancora bloccato a San Pedro (California) dove lavora come friggitore, allenatore di skateboard e stampatore di lavori artistici in un edificio abbandonato. La sua camera da letto è la sua oasi: disegna sulle pareti, sul suo taccuino, su fogli impilati sul pavimento. Ha dovuto finora mettere da parte il suo desiderio di partecipare alla Cal Arts per aiutare sua sorella Jeannie ad allevare il figlioletto di 5 anni. Shaun è il fratello gay più anziano del migliore amico di Zach, scrittore a Hollywood, che si è preso una pausa per riprendersi da una storia finita male.

Zach e Shaun cominciano a frequentarsi, fanno surf e bevono molta birra insieme. Jeannie, con pia illusione, dice a Zach che non è un finocchio, ma dopo un po' di tempo Zach e Shaun si ritrovano a dormire insieme uno nelle braccia dell'altro. Zach si troverà a dover prendere decisioni importanti per la sua vita... La scoperta del desiderio sessuale di Zach è il cuore di questo audace e romantico debutto alla regia dello scrittore Jonah Markowitz.

L'emozionante prestazione del debuttante e bellissimo Trevor Wright sostiene la classica storia di un giovane costretto dalle responsabilità ad una rapida crescita. Notevoli anche il supporto di Tina Holmes (“Six Feet Under”) e Brad Rowe (Billy’s Hollywood Screen Kiss). Con un ricco contorno di ragazzi che cavalcano le onde al tramonto e un'adeguato accompagnamento musicale, questa commedia è complessivamente una festa dei buoni sentimenti.
Primo film prodotto dal network gay Here! (Frameline 2007)
ANNO:2007 USA
Al Romeo's Club - Via Giolfino, 12
(zona Porta Vescovo - Verona)
Entrata con tessera Arcigay
Euro 5 con consumazione*Per Info: 349.3134852 / 346.9790553 (Arcilesbica e Arcigay)340.9660487 (Romeo's)
*Parte dell’incasso servirà per sostenere le attività e le iniziative delle associazioni ARCIGAY e ARCILESBICA Verona.

Il padre delle spose al Romeo's domenica 7 marzo ore 21

Domenica sera alle 21.00 al Romeo's proiettiamo Il padre delle spose, il film tv del 2006, diretto da Lodovico Gasparini, già trasmesso qualche anno fa sulla rete ammiraglia Rai, con grande successo (oltre sette milioni di spettatori).

La fiction, che affronta temi delicati come il matrimonio e la famiglia omosessuale per denunciare e superare l’omofobia e il pregiudizio, è interpretata da Lino Banfi (Riccardo), che ne è anche l’ideatore, Rosanna Banfi (Aurora, figlia di Riccardo), Mapi Galan (Rosario, compagna di Aurora), Michela Molinari (Itzi), Lucia Poli (Ligia), Lucia Sardo (Lucia, sorella di Riccardo), Carles Arquimbau (Ignacio), Tiziana Schiavarelli (Rosetta), Virginia Barrett (Cristina), Antonio Stornatolo (Giuseppe), Vittorio Viviani (Don Ettore), Petra Faksova (Tanja), Giusy Frallonardo (Dora) e Cosimo Cinieri (Santarella).

LA STORIA. Riccardo, uomo tradizionalista e di sani principi di San Damiano, un paesino della Puglia) va in Spagna per un concorso internazionale dell’olio e pensa di approfittare del viaggio per rivedere Aurora, la figlia che vive a Barcellona e che non sente da anni. A casa di Aurora, Riccardo viene accolto da Itzi una bambina, che è figlia della sua coinquilina, Rosario, la titolare di una scuola di ballo, divorziata da un marito violento ora in carcere.
Appena tornata a casa Aurora cerca di spiegare a modo suo la situazione al padre e lo sistema in un albergo, convincendolo l’indomani a partire. Caso vuole che Riccardo conosca i genitori di Rosario, Ligia e Ignazio, che lo portano in giro tutta la notte, facendogli perdere l’aereo e svelandogli che la figlia è sposata.


Al Romeo's Club - Via Giolfino, 12
(zona Porta Vescovo - Verona)

Entrata con tessera Arcigay
Euro 5 con consumazione*
Per Info: 349.3134852 / 346.9790553 (Arcilesbica e Arcigay)
340.9660487 (Romeo's)

*Parte dell’incasso servirà per sostenere le attività e le iniziative delle associazioni ARCIGAY e ARCILESBICA Verona.

Film Marzo Aprile Maggio Giugno

Il padre delle spose
Una fiction tv trasmessa in prima serata sul canale Rai Uno. Un film nato da un'idea di Lino Banfi e da lui mirabilmente interpretato insieme alla figlia Rosanna e ad altri notevolissimi attori. E' la prima volta che un film italiano affronta il tema del matrimonio e della famiglia omosessuale. L'obiettivo che Banfi si era proposto era quello di denunciare, e nello stesso tempo aiutare a superare, l'omofobia e il pregiudizio ancora molto diffusi nel nostro meridione (ma non solo). Operazione perfettamente riuscita e soprattutto vista da più di sette milioni di italiani. La coppia lesbica protagonista del film, non ha nulla di stereotipato, non è chiusa in se stessa e rivendica con coraggio il proprio diritto di esistere ed essere felice. Fa anche molto di più (forse troppo) aiutando un paese sull'orlo della mafia e della corruzione a liberarsene, a liberare tutte le donne, a costruirsi un futuro di lavoro e solidarietà, alla luce del sole. In questo progetto di nuova vita e progresso ci stanno molto bene, sembra dirci il film, anche le nuove famiglie omosessuali, finalmente accolte e amate, pronte a dare il loro contributo alla collettività come chiunque altro.


Shelter - 21 Marzo 2010

Terminate le superiori da un anno, Zach si trova ancora bloccato a San Pedro (California) dove lavora come friggitore, allenatore di skateboard e stampatore di lavori artistici in un edificio abbandonato. La sua camera da letto è la sua oasi: disegna sulle pareti, sul suo taccuino, su fogli impilati sul pavimento. Ha dovuto finora mettere da parte il suo desiderio di partecipare alla Cal Arts per aiutare sua sorella Jeannie ad allevare il figlioletto di 5 anni. Shaun è il fratello gay più anziano del migliore amico di Zach, scrittore a Hollywood, che si è preso una pausa per riprendersi da una storia finita male. Zach e Shaun cominciano a frequentarsi, fanno surf e bevono molta birra insieme. Jeannie, con pia illusione, dice a Zach che non è un finocchio, ma dopo un po' di tempo Zach e Shaun si ritrovano a dormire insieme uno nelle braccia dell'altro. Zach si troverà a dover prendere decisioni importanti per la sua vita... La scoperta del desiderio sessuale di Zach è il cuore di questo audace e romantico debutto alla regia dello scrittore Jonah Markowitz. L'emozionante prestazione del debuttante e bellissimo Trevor Wright sostiene la classica storia di un giovane costretto dalle responsabilità ad una rapida crescita. Notevoli anche il supporto di Tina Holmes (“Six Feet Under”) e Brad Rowe (Billy’s Hollywood Screen Kiss). Con un ricco contorno di ragazzi che cavalcano le onde al tramonto e un'adeguato accompagnamento musicale, questa commedia è complessivamente una festa dei buoni sentimenti. Primo film prodotto dal network gay Here! (Frameline 2007)ANNO:2007 USA

Aprile - Giugno

Le Clan - 11 Aprile 2010
(film gay francese molto drammatico)Le clan: ovvero il racconto della storia attraverso il corpo. Quello di un gruppo di giovani maghrebini di una qualunque banlieue francese. Corpi esibiti, sfrontati, cesellati da ore di palestra. Nei primi venti minuti di film non c’è una sola inquadratura che si allontana dagli splendidi occhi di Jamel, dalle spalle maschili di Marc, dai muscoli scattanti e allenati dei compagni del ‘Clan’. In un tripudio della bellezza maschile, a tratti, volutamente manieristica. Le vite del ‘Clan’ sono vite vissute pericolosamente. “Storie di vita” per dirla con le parole di Pasolini. Quelle storia di periferia, solitudine, speranze e sogni disattesi di ragazzi che non riescono a trovare un lavoro che non li annienti. Soli, senza un amore, incapaci di dare un senso al proprio vivere. Anche il sesso, come tutto, è consumato senza convinzione, fatto di gesti rabbiosi e veloci. Al centro tre fratelli: Marc, Christophe e Olivier. La morte improvvisa della madre trascina la famiglia nell’abisso. Piccoli furti, lo sballo, il carcere del più grande. La situazione degenera rapidamente. Il dolore trattenuto, imploso, l’incapacità di raccontare la sofferenza, da un lato favoriscono un legame intimo, profondo. Come nella scena della masturbazione, come momento di condivisione e di tenerezza. Ma vince la supremazia del conflitto. Fino alla citazione pasoliniana che fa timidamente capolino nella sequenza in cui i tre fratelli giacciono abbracciati, nudi, come dopo un amplesso, mentre lo sguardo del padre li osserva, incapace di parole. E poi la vita. Che non smette di scorrere. Allora ecco che il piccolo Olivier si innamora di un coetaneo bellissimo, maledetto, fragile. E la vera tragedia incombe. Come nella tradizione antica, inevitabile, predestinata. Un ritratto sincero e appassionato del sottoproletariato urbano. Onesto, crudo e mai banale. Bellezza, rabbia e disperazione. Dal giovane regista di A tout vitesse, sceneggiatore insieme a Téchiné dell’indimenticabile Ls roseax Sauvages.

ANNO:2004 Francia

8 donne e un mistero - 25 Aprile 2010
Francia, 1950. In una grande magione di campagna una famiglia è riunita per festeggiare il Natale, ma un omicidio farà dimenticare la festa. Ad uccidere il capo famiglia può essere stata solo una delle otto donne a lui vicine. Tutte sono sospettate, ognuna ha un movente, ognuna nasconde un segreto. Il film ha riempito le cronache dei giornali per l'appassionato bacio tra Fanny Ardant e Catherine Deneuve che però non rientra, secondo il regista, in una storia lesbica ma segnala solo la libertà e la bisessualità di una delle protagoniste. Comunque nel film l'omosessualità, segreta o latente, espressa o repressa, sembra regnare sovrana tra lo stupendo ottetto di protagoniste che meritano senz'altro tutte l'appellativo di divine.ANNO:2002 Francia

Wilde - 9 Maggio2010
Ultimo film dedicato al geniale scrittore finito ai lavori forzati, condannato per omosessualità, prima osannato e poi dimenticato dalla buona società londinese. Il racconto è contrappuntato dalla favola del Gigante Egoista. Questo è un film che rende accessibile a tutti la tematica omosessuale. La sua presentazione al festival di Venezia lo ha reso un prodotto da cinema d'essai, ma si tratta per lo più di una vera e propria esibizione di glorie britanniche. Basta guardare al cast. Interpretato da Stephen Fry, Jude Law.

ANNO:1997 UK/Nigeria

L'indiscreto fascino del peccato - 23 Maggio 2010
In fuga dopo la morte per overdose del fidanzato, una cantante di flamenco (Pascual) si rifugia nel convento delle "redentrici umiliate", strana congerie di suore traviate, lebiche, masochiste e drogate. Almodovar libera tutta la carica iconoclasta di cui è capace (le religiose si chiamano suor Squallida, suor Vipera, suor Perduta, suor Maltrattata) per dissacrare uno dei pilastri del perbenismo spagnolo: il suo stile è insicuro e non ancora sgrossato, ma proprio per questo è di una comicità sbracata ed esilarante. Massacrato dal distributore (per paure censorie): in originale dura 114 minuti.ANNO:

1983 Spagna

Boy's don't cry - 6 Giugno 2010
Brandon vuole essere un maschio, il suo passato lo vuole cancellare anche dalla sua carta d'identità. Vuole essere un playboy che faccia impazzire tutte le femmine dei paesi di provincia, quelli in cui il tempo sembra non passare mai. Ma Brandon non ha i soldi per cambiare sesso, trova altri stratagemmi: si comprime il seno con le fasce fino a farlo scomparire, si taglia i capelli, si guarda allo specchio e si esercita a corrucciare le sopracciglia per avere uno sguardo da duro, da maschio. Il film, che è essenzialmente un film "on the road", segue magistralmente l'odissea del protagonista, nato femmina ma che noi vediamo sempre come maschio, cioè come vorrebbe essere e forse è. Uno dei film più belli dell'anno e anche uno dei film più coraggiosi della storia del cinema glbt. Imperdibile

ANNO:1999 Usa

Stonewall - 20 Giugno 2010
Ricostruzione degli eventi di Stonewall, il bar gay newyorchese teatro della famosa ribellione del 28 giugno 1969 contro la polizia, simbolo delle rivendicazioni dell’attivismo omosessuale, attraverso le vicende personali di La Miranda, travestito romantico, Matty Dean, provinciale in fuga verso New York e Ethan, giornalista e attivista ‘borghese’. Bel tentativo antidocumentaristico di analizzare un momento chiave del movimento gay, in cui si materializzavano le contraddizioni intrinseche delle varie anime dell’attivismo omosessuale (il travestitismo, l’upper gay class, la questione della privacy e la battaglia per i diritti civili in giacca e cravatta) attraverso tre personaggi fortemente simbolici ben recitati. Restano impressi: la storia d’amore tra il bellissimo Matty Dean e l’adorabile La Miranda, angelo nero dal cuore d’oro, le imposizioni della polizia sulle spiagge gay dell’epoca (coprirsi il costume con l’asciugamano, non abbracciarsi alle feste), la ribellione dei travestiti ritmata dai colpi di tacco. Il regista, morto di Aids prima che il film fosse ultimato, ci ricorda che il giorno della ribellione coincise, e non a caso, con i funerali di Judy Garland, diva adoratissima dai gay.