MA LOUTE - Queer Vision 5 - 11.4.2017

Ma Loute
Regia: Bruno Dumont 
Anno: 2016 
Paese: GERMANIA, FRANCIA

Martedi 11 Aprile 2017 

alle ore 20:30
Multisala Rivoli 

Piazza Brà, 10 - Verona

Altre due famiglie, decisamente più singolari, sono protagoniste del terzo film, in programma per l'11 aprile, “Ma Loute” di Bruno Dumont (2016), commedia dell'assurdo in linea con l'estetica queer nella sua accezione più giocosa, ambientata nella campagna francese di inizio Novecento, fra eventi surreali e relazioni dai risvolti inattesi.

SCHEDA:
Estate 1910, Baia della Slack del Nord della Francia. Delle sparizioni misteriose di persone spingono l’ispettore Machin e il suo assistente a recarsi sul luogo per cercare di indagare. In zona vive la famiglia Brufort a cui appartiene Ma Loute, un giovane che lavora come raccoglitore di cozze e, insieme al padre, come trasportatore a braccia di borghesi che vogliono raggiungere la riva opposta di una piccola laguna. Proprio da borghesi è formata la famiglia dei Van Peteghem che raggiunge la villa di famiglia in stile egizio situata su un’altura prospiciente il mare. Bruno Dumont, dopo essersi messo alla prova in una serie televisiva, decide di sperimentarsi come autore comico sul grande schermo. I suoi film fino ad ora erano fondamentalmente strutturati sul piano del dramma anche se, di quando in quando, vi emergevano delle punte di ironia surreale. Ora decide di rivolgersi al grottesco (con un pizzico di Grand Guignol) per descrivere una società sull’orlo di quel baratro imminente che sarebbe stato (di lì a quattro anni) il massacro della Grande Guerra. Le due famiglie che si confrontano (quella sottoproletaria dei Brufort e quella borghese in via di decadenza dei Van Peteghem) conservano dei segreti inconfessabili che lo spettatore deve scoprire progressivamente ma che resteranno tali per coloro che invece dovrebbero portarli alla luce (l’ispettore e il suo assistente). Dumont ha chiesto a tutti gli attori una recitazione sopra le righe sia che si tratti del gobbo e ottuso André Van Peteghem (un Fabrice Luchini inedito e nel quale si avverte il divertimento con cui affronta il personaggio) o della di lui consorte tremebondamente ispirata (una Valeria Bruni Tedeschi palpitante). A cui si aggiunge una Juliette Binoche che sembra provare un piacere assoluto nel vedersi offerto un personaggio su cui può intervenire esagerando gesti e toni della voce. Succede di tutto in un film in cui si cade, si vola, si cammina ondeggiando e si presenta al mondo un perbenismo di facciata che si vuole contrapporre alla primitività di chi si nutre della diversità. In una molteplicità di accezioni